Da zero a mille, o della memoria dannata di Pisa

La seconda del teatro “alla giusta distanza” con Paolo Giommarelli e Sergio Costanzo.

Il teatro “alla giusta distanza” di Molina mon amour si appresta a entrare nel vivo. Sabato 1° agosto è in programma lo spettacolo di Paolo Giommarelli e Sergio Costanzo: “Da zero a mille, o della memoria dannata di Pisa”. Una conferenza-spettacolo a due voci, un vero e proprio viaggio attraverso la storia di Pisa.

Appuntamento alle 21.30 all’ex asilo nella “Buca” di Molina di Quosa, in via Antonello da Messina 14.
Posti limitati, prenotazione obbligatoria: 3791913131.
Come sempre, il ricavato della serata sarà devoluto in beneficenza.  

Lo spettacolo nelle parole di Sergio Costanzo.

Pisa.
Gli echi di una storia antica fatta di fasti e potenza sono giunti fino a noi. Antica Repubblica marinara, vede il suo simbolo garrire al vento su ogni legno che solchi i mari. Ma oggi se ne sa il perché? Conquistata da Firenze, fu violata, distrutta, annichilita. Incendi, ruberie, oltre al patrimonio tangibile, scomparvero i documenti, le testimonianze. La memoria. Tanta fu la luce di Pisa fino al XV secolo, tanto il buio che oggi la distingue. Popolo senza memoria, senza storia esenza identità. Di quel passato glorioso restano piccole scintille nelle manifestazioni storiche, anacronistiche e non rappresentative della vera identità marinara di un tempo. Nonostante tre università e coraggiosi quanto solitari tentativi di riordino cronologico, Pisa non è riuscita a dare corpo compiuto al suo passato, è orfana di un museo civico, brancola e si aggrappa a dicerie e leggende.

La ricerca.
Con paziente ricerca delle fonti, ricorrendo a documenti di epoca greca e latina, appellandosi anche agli scritti biblici, si è reso possibile il ritracciare un profilo della storia più antica di Pisa, dalle origini all’anno 1000. Dionigi di Alicarnasso, Ovidio, Catone, Virgilio, Claudiano, Cassiodoro, Namaziano, san Basilio. Ma anche Marangone, san Gregorio Magno fino ad arrivare a Tangheroni e gli studi moderni. Sono solo alcuni degli autori che di Pisa parlarono e ai quali ci si appella per ridisegnare i contorni della storia. L’idea è quella di dare voce ai cronisti, agli eruditi, ai testimoni oculari succedutisi nel corso del tempo per narrare di quella grande Pisa e riaffermare e consolidare punti di appoggio e confronto prodromi, si spera, dell’acquisizione di una nuova conoscenza e coscienza di sé.

L’opera.
Concepita come una conferenza spettacolo, vedrà l’alternarsi di due voci. Un narratore, fabulatore che dalle nebbie del tempo trae pian piano un filo conduttore e un lettore, dicitore, interlocutore che darà voce agli autori antichi, corroborando e certificando quanto la narrazione propone al pubblico. In questo alternarsi di voci che dialogano e si interrogano a vicenda, prende corpo una linea del tempo marcata e punteggiata di eventi, di aneddoti, di narrazioni documentali. L’opera è strutturata in modo che sia fruibile ad un pubblico molto vasto, che parte dall’età scolare, perché, se il linguaggio dei testi resterà immodificato e certificato, il tenore del racconto, potrà essere adeguato e modulato. Ci ha guidati non solo la voglia e il desiderio di produrre un lavoro teatrale, ma il bisogno di identità e consapevolezza, per ricreare uno specchio nitido dal quale far emergere una nostra più chiara e tangibile immagine, affinché Pisa, si conosca e riconosca.


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